La Galleria Ex Macelleria presenta MOviMENTO, una mostra personale di Carmelo Violi. Dal 1 al 30 giugno 2014.

carmelo violi movimentoDal 1 giugno al 30 giugno 2014 presso la Galleria Ex Macelleria si terrà MOviMENTO una mostra personale dell’artista Carmelo Violi, recentemente fondatore del Nuovo Liceo Artistico di Milano, in cui saranno presenti opere ispirate al ciclismo e al motociclismo con uno sguardo rivolto al XX secolo (una di queste la vedete nella foto a fianco).

Il titolo della mostra MOviMENTO, è emblematico perché identifica nella questione ideale del Movimento l’attenzione verso il Momento in cui vennero alla luce i grandi traguardi della produzione industriale italiana, e le grandi imprese sportive del Ciclismo che oggi riconosciamo quali emblemi di una società che volle rialzarsi dai disastri della Seconda Guerra Mondiale ricominciando a pedalare con sacrificio e costanza per ritrovare il senso della propria identità.

L’inaugurazione della mostra è fissata per il 1 giugno alle ore 18.30 presso la Galleria Ex Macelleria in via Garibaldi 27 a Pontremoli, e avverrà in concomitanza con la manifestazione ciclistica Granfondo della Lunigiana organizzata dall’ A.S.D. LUNIGIANA X-BIKE e valevole come 4ª prova del circuito MTB TOUR TOSCANA – 4° Memorial Paolo Antiga.

In Galleria oltre alle opere di Carmelo Violi si potranno acquistare i magneti con il quadro “simbolo” della mostra.

Vi ricordiamo che la Galleria è aperta con i seguenti orari: 10.30/13.00 e 16.30/19.00.

Per maggiori informazioni potete inviare una mail a Giulia Arvonio o chiamarla al 339 8547268.

Di seguito una presentazione critica di Giulio Agostini della mostra MOviMENTO:

Sbucano da un angolo con traiettorie sghembe, a dispetto della ferma ortogonalità della cornice che, come uno sguardo troppo lento, accusa un irrimediabile ritardo e fa a tempo a ospitarne solo una parte: qua è ancora in arrivo una ruota, là già si allontana un manubrio. Al centro compare ciò che più si muove e rumoreggia: raggi vorticanti, catene sferraglianti. Quanto basta a capire che si tratta di velocipedi e motociclette, ma la forma appare nuova, diversa dalla struttura simmetrica che la memoria ha imparato a ricostruire. Non abbastanza per capire cosa stia dietro: lo sfondo non è a fuoco e il contesto quasi manca. Così, lo spettatore non sa da dove vengano, dove siano o dove vadano. E nemmeno se lo chiede: non c’è senso di smarrimento in questa ignoranza, perché nei colori e nelle forme riconosciamo un calore umano e nel movimento stesso una nostra natura. A volte, tra gli ingranaggi, Violi ci fa almeno intuire un contesto urbano e frettoloso, dove tanti suoni diventano un rumore di fondo e tanti colori tendono a compenetrarsi. Qui, la velocità è abitudine quotidiana e non solo la realtà fugge, ma noi stessi fuggiamo attraverso essa, spinti da forze che non sempre controlliamo, da un ignoto all’altro. Eppure, o forse proprio per questa incapacità di governare il moto, le persone sono per lo più assenti: nessuno cavalca questi veicoli che stanno in allegro equilibrio da soli. Noi, assenti o per lo meno trasparenti, non ci illudiamo protagonisti. Ma ecco, compare un vero ciclista, è Coppi, presente nella memoria di tutti. Lui, sì, sapeva governare magistralmente la velocità perché andava più veloce della corrente e aveva una partenza da cui scattare e un traguardo da tagliare. Memoria puramente nostalgica e perciò inimitabile o modello di una performance ancora possibile?